sabato 13 luglio 2013

DIETROLOGIA E DEMAGOGIA NON COMBATTONO L'OMOFOBIA

Riusciamo a condividere qualche riflessione sulla proposta di legge cosiddetta contro l'omofobia che la prossima settimana si discuterà (forse....) in Parlamento senza per questo ricorrere a dietrologie e demagogia? Si leggono in giro una valanga di stupidaggini, e le peggiori aspettative, sia da parte del fronte del SI che del fronte del NO, basate unicamente su infondate dichiarazioni il cui unico scopo è condizionare il voto e rimbabbionire chi siede in Parlamenro, chi legge i giornali o guarda le tv e chi pascola sui social network. Lo stato dell'arte è presto detto: esiste un testo unitario PD-PDL che la prossima settimana dovrebbe ricevere l'ultimo assenso in Commissione Giusizia, pare dopo la votazione di preannunciati emendamenti. Il testo unitario è frutto del compromesso (non poteva che essere così) tra la proposta Rete Lenford-Scalfarotto e la proposta PDL-Leone e, come tutte le proposte unitarie cerca un punto di equilibrio tra le due. L'attuale testo è chiaramente un passo indietro rispetto alla Proposta Rete Lenford-Scalfarotto (che peraltro ha ottenuto un consenso vastissimo di cofirmatari) anche se non così evidente agli occhi dei più. Cosa che scatena, appunto, le peggiori dietrologie. Ovviamente esisteva anche una altra ipotesi parlamentare: quella di lavorare su una maggioranza che non tenesse conto del centrodestra, e quindi eliminando la necessità della mediazione al ribasso. Ma questa soluzione oltre che essere impraticabile per il Senato (o comunque a maggioranza molto risicata) sarebbe stata difficilmente gestibile sul piano degli accordi di maggioranza. E c'è anche chi dice in giro che l'opposizione a un testo unitario non si basi sul merito della proposta ma proprio sulla volontà di spingere in un angolo (ma ce ne sono ancora disponibili...?) il PD che non reggerebbe in modo unitario un voto dove i propri vaticanofili non votassero con quelli altrui. Argomenti forse fondati ma che agli occhi di chi vive fuori dal Parlamento suonano offensivi per la nostra intelligenza e buoni solo a gettar fumo negli occhi di chi vorrebbe valutare le proposte per quello che sono e per la loro efficacia, punto. Per evitare di perdersi nei meandri delle dietrologie credo che sia necessario entrare nel merito della vicenda, e cercare di offrire esempi. I tre punti sostanziali della proposta unitaria, che tende a modificare la cosiddetta Legge Mancino n. 205 del 1993 (e quindi la precedente legge antirazzista n. 654 del 1975 che recepiva la Convenzione internazionale sulle discriminazioni razziali) sono: - la proposta di una definizione di "orientamento sessuale" e "identità di genere", - l'estensione della legge Mancino e dell'articolo 3 della legge antirazzista anche "in materia di discriminazioni basate dall'orientamento sessuale e dall'identità di genere" - la riscrittura degli articoli di legge sulle pene alternative E' del tutto evidente che la vera novità sta nel secondo punto, ovvero nella possibilità di applicare quanto previsto da quelle due leggi nei nuovi casi indicati. Ma che cosa prevedevano queste due leggi? Tutto è riassunto dell'articolo 3 della Legge del 1975, così come modificato dalla Legge Mancino, vale a dire: - reclusione fino a tre anni per chi "diffonde in qualsiasi modo idee...." o "incita a commettere o commette atti di discriminazione per ..." - reclusione fino a quattro anni chi "incita o commette atti di violenza o di provocazione alla violenza..." - divieto per le organizzazioni che abbiano tra i propri scopi l'incitamento alle discriminazione o alla violenza.... Andiamo per punti. Le due definizioni offerte sono insufficienti per coprire tutti i casi di poteziale violenza o discriminazione. Faccio un esempio per farmi capire: nella definizione data dalla proposta di legge per l'identità sessuale si parla di "percezione di se come appartenente al genere maschile e femminile cnahce se opposto al proprio genere". Ma le persone transgenere non necessariamente si sentono appartenenti all'una o all'altra identità. Che dire poi delle persone intersessuali? Di fronte a giudici neanche tanto tignosi, molte persone trans potrebbero venire escluse da questa definizione. La soluzione c'è, ed è quella di usare il concetto di "espressione di genere " aggiungendolo agli altri due. E' già diffuso non soltanto nel mondo lgbt o della sociologia, ma anche del diritto, essendo stato utilizzato in una Direttiva comunitaria, la n. 29 del 2012. Che, come noto, anche in assenza di uan legge nazionale di recepimento, è norma vigente in tutto il territorio europeo. Sull'estensione della Legge 205 e della 654 ai casi di discriminazione per orientamento sessuale e identità di genere si gioca il massimo di confusione. Intanto il richiamo all'articolo 10 del Trattato per il Funzionamento dell'Unione Europea è perlomeno improprio: si tratta di una norma di principio, chiaramente riferita alle politiche dei Paesi membri in materia antidiscriminatoria. Mentre con le leggi di cui discutiamo siamo in ambito penalistico, quindi di reati precisi. Svista o depistaggio? Non so, e non credo sia utile cabalizzare pià di tanto su questo punto. L'emendamento da proporre in questo caso è semplice: togliere il pleonastico riferimento al TFEU, e l'ambiguo riferimento alle discriminazioni. Non credo che sia molto difficile proporre un emendamento di tale natura, anche perchè l'eventuale NO sarebbe la prova provata che il PDL sta facendo di tutto per depotenziare questa norma. E penso (spero) che sia chiaro a tutti e tutte che una norma che si occupi solo dei casi di discriminazione non è sufficiente. La terza novità (le pene alternative) non è una novità, e farebbero bene ad informarsi girnalisti e politici provetti che la spacciano per tale. Le pene alternative erano già previste, ed anche applicate. La proposta di legge riformula l'articlo della Mancino che le prevedeva. Stop. Non penso che ci sia molto altro da dire sulla proposta di legge, e va da sè che se non si riesce a far approvare gli emendamenti necessari non so nemmeno se abbia davvero senso andare avanti per far approvare un testo simile. Il gioco sta tutto qui: la norma che uscirà sarà utile? Se si pensa di si la si voti, mettendo in conto anche tutte le conseguenze che una legge ambifua, non precisa o troppo generica può provocare. Ritento che fare il parlamentare sia così faticoso e pieno di responsabilità che annunciare diktat o mainifestazioni su quest amateria serva davvero a poco. Spero che si abbia la saggezza di fermarsi, senza farsi rapire dal falso argomento che "meglio una piccola cosa che nulla", perchè in questo caso la piccola cosa è minucola...... Credo che sia altrettanto necessaria qualche riflessione più generale, per comprendere quanto siano infondate le aspettative che circolano selvagge sui media. Non è un mistero che l'associazione di cui sono Presidente ha in tempi non sospetti sollevato, in sedi pubbliche ed in riunioni private, la necessità che l'Italia superi il gap esistente con l'Europa con una nuova legge sui crimini d'odio, con all'orizzonte l'art 21 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea (con alcune piccole integrazioni, per esempio la definizione di "espressione di genere"). Una legge completa, che prenda in considerazione non solo la repressione penale bensì anche l'attività di prevenzione, a mio avviso molto, molto più importante della precedente. Di tutto questo non c'è traccia nei provvedimenti in discussione (ma nemmeno nel dibattito pubblico) che si pasce dell'illusione che l'inserimento di un nuovo reato risolva il problema. Come è altrettanto noto Rete Lenford ha elaborato in autonomia questa proposta esclusivamente sulla parte penale della quesione, adottata da molti deputati e senatori senza che sia stato possibile almeno mettere in evidenza questi aspetti. Tutto legittimo, per carità, anzi tanto di cappello alla strategia dell'avvocatura che saltando a piedi uniti confronto e condivisione (spesso faticosi e inconcludenti, lo ammetto......) ha portato a casa l'obiettovo che oggi il Parlamento discute "a partire" dalla loro proposta. Ma questo non ci esime dal riproporre questo tema, anche per contrastare facilonerie e vere e proprie manipolazioni che, anche dal fronte del SI, si stanno moltiplicando. Faccio un esempio concreto, purtroppo molto recente e a me vicino: qualche giorno fa di fronte ad una discoteca che ospita la serata principale della scena gay torinese (i cui gestori peraltro sono molto più che sensibili e partecipi alla vita politica lgbt) un gruppo di ragazzi gay è stato aggredito da quattro ragazzi visibilmente ubriachi e forse un po fatti. E sono stati malmenati a suon di violenti insulti omofobi. Hanno reagito come hanno potuto, son stati aiutati dal gestore del bar, hanno chiamato la polizia e immediatamente denunciato (cosa importantissima che va a loro grandissimo merito) e la polizia ha preso e portato in galera i colpevoli. Rilasciati il giorno dopo sono denunciati a piede libero per un bel pò di reati già previsti dal codice penale. E le Istituzioni cittadine son pure intervenute con dichiarazioni e prese di posizione, al netto di alcune stupidaggini dette dai soliti consiglieri comunali in cerca di visibilità. La legge antiomofobia in discussione in Parlamento non avrebbe ma impedito un caso del genere, per motivi generali e per motivi specifici. Come dovrebbe essere ormai universalemnte noto nè la Legge del 75 nè quella del 93 hanno impedito lo svilupparsi, anche impetuoso negli scorsi anni, di centinaia di casi di violenza, maltrattamenti e discriminazioni per motivi razziali (che era l'unica materia prevista da quelle leggi). Basta leggere i bollettini dei Centri di documentazione indipendente, delle organizzazioni che hanno studiato l'applicazione della Mancino, dello stesso Parlamento che ha certificato l'aumento di antisemitismo e razzismo in forma ufficiale e documentata. E allora mi fa arrabbiare sentire, anche dalla voce di esponenti del movimento lgbt che "ora basta ci vuole una legge" senza specificare di quale legge abbiamo realmente bisogno. Giocando sull'ambiguità e trasferendo sulla proposta in discussione aspettative che verranno, purtroppo, sconfessate dalla realtà prossima ventura. Peggio ancora sentire alcuni parlare di "emergenza" vera e propria, senza sentire la "vergogna" del confronto con la valanga di pupulisti che in questi anni ha condizionato la nostra vita (e le nostre elezioni) con i criminogeni concetti di "emergenza immigrati", "emergenza zingari" e via sproloquiando. Chi straparla di emergenza dovrebbe anche assumersi la responsabilità di offrire numeri, analisi puntuali e casi specifici, e non solo gicare sui titoli dei giornali e l'emozione del momento. Il fenomeno dell'odio sociale, con tutte le conseguenze anche penali che esso porta con se, è ben lungi dall'essere una emergenza, e necessità di interventi strutturali di medio e lungo periodo che, certo, non si prestano all'uso mediatico-bulimico di cui soffriamo un pò tutti. Senza parlare dell'area di omofobia e transfobia che un pdl come quello in discussione non intercetta minimamente, e che invece rappresenta la base di un iceberg invisibile ma non meno reale: famiglia, lavoro, scuola, sport sono gli ambienti dove l'odio sociale si alimenta, sviluppa e manifesta. In nulla questa legge ci potrà aiutare per questo lavoro. Contro questi argomenti ci sono altre due posizioni molto diffuse: la prima è quella che afferma che non c'è bisogno di una legge per gli interventi di prevenzione. Posizione che con termine "tecnico" definirei una stupidaggine. Se solo si conoscesse quanto, al contrario, le norme positive diano saldezza, continuità e impulso all'attività che oggi è fatta o per buona volontà o per estensioen di altre normative generali, non si difrebbero tali castronerie. Con tutta la buona volontà della nemmeno la Strategia UNAR o eventuali programmi specifici possono esser paragonabili a quello che puà produrre una vera e propria legge contro i crimini d'odio e i fenomeni di discriminazione che oggi in Italia manca drammaticamente. La seconda posizione è quella più insidiosa perchè si basa su un dato di fatto: la realtà italiana è tale per cui sui temi lgbt si possono solo fare passi avanti minimi. Ho già scritto in altro contesto quanto questo argomento fintamente realista sia di fatto di natura arrendista. Soprattutto quando si accompagna alle raccomandazioni di non fare troppo rumore, a non spigere su questo o quell'altro tema, ad attendere il lavoro di convidivisione in Parlamento. Soprattutto a non rispondere per le rime alle deliranti tesi del fronte del NO che, ormai schieratissimi, tentato di non far passare nulla di nulla, con lo stesso argomento di sempre, ovvero che questa legge censurerebbe la libertà di espressione. Argomento che meriterebbe una analisi più dettagliata di quella che qui posso fare. Quanto lavoro vero è stato fatto in questi anni per convincere, e non solo per fare polemica nei talk show, su questi temi? Quante e quali lobby sono state attivate? Quante persone, soldi, associazioni si sono impegnate per questa attività, di certo non visibile, ma straordinariamente più produttiva di molte altre? E allora se manco ci abbiamo provato perchè dichiamo tutti come pecore che non sarà mai possibile ottenre altro che briciole? Dobbiamo sostenere (per quanto sta a noi) il progetto di legge in discussione in Parlamento a condizione che gli emendamenti per i quali qui dedichiamo qualche parola siano recepiti. Con la consapevolezza che non si tratta affatto di una norma risolutiva del fenomeno ne di di quello che l'Europa realmente ci chiede. Realisti, quindi, e non arrendisti. Lasta but not lest: ci sarebbe da trattare anche il tema del rapporto tra associazioni, e di quello tra associazioni e Parlamento. Ma questa è tutta un'altra storia. Enzo Cucco presidente Associazione radicale certi diritti 13 luglio 2013

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